La vicenda della liberazione del criminale Shalit

Molte delle prigioniere palestinesi di cui ho parlato nel precedente dossier (erano 37 a Settembre) sono state liberate grazie all’azione della resistenza palestinese che è riuscita a ottenere il loro rilascio in cambio della liberazione del criminale Gilad Shalit, sequestrato nel 2006. Il 18 Ottobre 2011 veniva attuata la prima fase dell’accordo di scambio dei prigionieri. Su un totale di 37 donne, solo 27 sono state incluse in questa fase, nonostante l’accordo prevedesse la liberazione di tutte le prigioniere palestinesi nelle carceri dell’occupante.

Una seconda fase di rilascio dei prigionieri/e è avvenuta il 18 Dicembre 2011, e ha visto la liberazione di altre 6 palestinesi detenute, mentre altre 5 rimanevano in carcere (una non liberata nonostante avesse scontato tutta la condanna, poi infine liberata). Nel frattempo altre cinque donne palestinesi sono state arrestate, di cui una agli arresti amministrativi e appena liberata. Gli aspetti cruciali di questa vicenda sono stati il non voler rilasciare le prigioniere palestinesi con cittadinanza nei territori del ’48, per ribadire la completa sovranità ebraica su quei territori (seminando discordia e divisioni tra i palestinesi, e in violazione degli accordi), e le continue violazioni delle norme internazionali da parte dei sionisti, che hanno deportato alcune prigioniere in altri paesi, o nella Striscia di Gaza, quando il diritto internazionale vieta espressamente questo genere di allontanamenti forzati dal territorio occupato.
Pur resistendo, le detenute, tuttora in carcere, erano demoralizzate per le notizie contraddittorie sulla loro liberazione, sulla mancanza di comunicazione sulla loro sorte, sulle snervanti provocazioni dell’amministrazione che spesso comunica l’estendersi della detenzione pochi minuti prima dell’attesa liberazione.

Lo Shock mentale provocato dal loro mancato rilascio è stato doloroso e ha provocato rabbia e risentimenti dovuti alla convinzione di essere state abbandonate e ingannate da chi trattava. Le prigioniere si sono sentite come soffocare è come morte, come se i prigionieri del ’48 non facesseo parte del popolo palestinese. In seguito allo sciopero della fame intrapreso il 13-12-2011 come protesta, le guardie della prigione hanno fatto irruzione nelle loro celle, confiscando tutte le apparecchiature elettriche e vestiti.